La partita dell’intelligenza artificiale generativa non si giocherà tra le sponde dei foundation model proprietari e degli approcci open source: sarà piuttosto la capacità di governance (intesa anche come elevato livello di sicurezza sulle applicazioni sviluppate) il fattore critico di successo in una dimensione, quella della GenAI, sempre più destinata a ibridarsi.
Quanto meno, questo è ciò di cui è convinta Ibm che, guardando ai principi di trasparenza e apertura della tecnologia, intende non solo tenere un atteggiamento agnostico in tal senso, ma anche rafforzare le partnership con player che – sullo scacchiere dell’intelligenza artificiale e non solo – sono prima di tutto concorrenti, a partire da Aws e Microsoft Azure.
GenAI, la sfida è sulla governance, non sui modelli
“Trovo una certa analogia con il percorso evolutivo del cloud. Dieci anni fa, a ben ricordare, non si faceva che discutere di public vs private, come se uno dei due modelli distributivi dovesse per forza uscire vincitore. Noi, che di certo non siamo mai stati un hyperscaler, non facemmo alcuna scelta di campo, decidendo piuttosto di dedicarci alla creazione di un’architettura che avesse come riferimento il concetto di hybrid multicloud. Il tempo ci ha dato ragione, siamo stati anche visionari nell’acquisire Red hat e nell’utilizzarla come piattaforma di orchestrazione di ambienti multicloud: oggi tutti sono consapevoli che gestire la complessità significa leva su un’infrastruttura che consenta di volta in volta la scelta migliore per gli applicativi a cui deve sottendere la tecnologia. Ecco, per me la GenAI avrà uno sviluppo analogo, anche se più veloce. Il dibattito sui modelli da qui a breve perderà completamente di senso, e ci si dovrà concentrare tutti su una governance adeguata a una serie di strumenti che variano da use case a use case, come del resto prevede l’AI Act. L’impegno sarà tutto sulle soluzioni e su una loro implementazione rapida e responsabile”. A parlare è Stefano Rebattoni, presidente e amministratore delegato di Ibm Italia.
Rebattoni si è confrontato con la stampa specializzata in occasione di un incontro che si è tenuto questa mattina a Milano, agli Ibm Studios. L’appuntamento è stato organizzato sia per anticipare alcune delle evidenze emerse dall’edizione 2024 – la 29esima – del Ceo Study sia per condividere, dalla viva voce di Sebastian Krause, senior vp chief revenue officer di Ibm, gli annunci più rilevanti fatti all’evento Think, andato in scena a Boston la settimana scorsa.
Gli insight del Ceo Study 2024: l’AI diventa una priorità
L’indagine condotta coinvolgendo oltre 3mila ceo di aziende appartenenti a 26 settori industriali dislocate in circa 30 paesi, in particolare, ha messo in luce dinamiche completamente diverse rispetto all’edizione 2023. Se l’anno scorso produttività ed efficientamento dei costi operativi rappresentavano la priorità assoluta per il top management internazionale, con l’innovazione di business solo al sesto posto, quest’anno la voce product and services innovation balza in cima alla classifica dei temi sul tavolo dei board.
“E se fino a qualche tempo fa, parlando di tecnologie abilitanti si citava, tra le altre, l’AI, oggi non c’è più alcuna discussione: è sulla…