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UE: Urso oggi a Parigi presiede vertice su futuro industria siderurgica

UE: Urso oggi a Parigi presiede vertice su futuro industria siderurgica

I ministri partecipanti firmeranno un non-paper sul rilancio e il rafforzamento dell’industria siderurgica europea

Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, è arrivato questa mattina a Parigi per la Conferenza sul futuro dell’industria siderurgica europea, che co-presiederà insieme al Ministro dell’Industria e dell’Energia francese, Marc Ferracci.

Il vertice, che riunisce i ministri dell’Industria dei principali Paesi europei e a cui partecipa la presidenza di turno del Consiglio dell’UE, rappresenta un passaggio strategico in vista del dialogo sul settore siderurgico che la Commissione europea avvierà nei prossimi giorni. Al centro della discussione, le sfide attuali della siderurgia, il percorso di decarbonizzazione e le strategie per rafforzare la competitività del comparto, garantendo la continuità produttiva in Europa.

Alla riunione prenderanno parte anche rappresentanti delle principali aziende siderurgiche e delle organizzazioni sindacali europee, con l’obiettivo di delineare una visione comune per il futuro del settore.

Al termine dell’incontro, i ministri partecipanti firmeranno un non-paper sul rilancio e il rafforzamento dell’industria siderurgica europea.

È possibile seguire i lavori della conferenza, a partire dalle 9:30, al seguente link: https://www.economie.gouv.fr/actualites/direct-video-conference-sur-lavenir-de-la-siderurgie-europeenne#

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John McFall ottiene il via libera per lo Spazio: sarà il primo astronauta europeo disabile

John McFall ottiene il via libera per lo Spazio: sarà il primo astronauta europeo disabile

Sarà il primo astronauta europeo disabile. L’inglese John McFall, che indossa una protesi per la gamba destra dopo averla persa a 19 anni in seguito a un incidente in moto, fa parte della nuova classe di 12 astronauti selezionati dall’Agenzia Spaziale Europea nel 2022, che comprende anche gli italiani Anthea Comellini e Andrea Patassa.

Da allora ha preso parte a un lungo studio di fattibilità per identificare gli eventuali problemi che avrebbero potuto ostacolare le sue attività nello spazio: adesso, un comitato medico internazionale ha ufficialmente certificato che l’astronauta britannico potrà partecipare a missioni a bordo della Stazione Spaziale Internazionale.

“John è oggi certificato come astronauta in grado di volare in una missione di lunga durata sulla Iss, e penso che questo sia un incredibile passo avanti nella nostra intenzione di ampliare l’accesso della società allo spazio”, ha detto Daniel Neuenschwander, direttore dell’esplorazione umana e robotica dell’Esa subito dopo l’annuncio. “In tutta onestà, mi aspettavo qualche ostacolo e sono davvero felice di vedere che ce l’abbiamo fatta. Ora è un astronauta come tutti gli altri – aggiunge Neuenschwander – in attesa che gli venga assegnata una missione”.

L’astronauta britannico John McFall in una foto d’archivio (Esa)

John McFall è attualmente un medico specialista in traumatologia e ortopedia e un atleta professionista: ha rappresentato il suo Paese alle Paralimpiadi come velocista, vincendo una medaglia di bronzo nei 100 metri ai Giochi del 2008 e diverse medaglie tra Mondiali ed Europei.

“Mi sento estremamente orgoglioso”, ha detto in merito alla sua abilitazione tra le riserve degli astronauti Esa. Una di queste, lo svedese Marcus Wandt, ha partecipato alla missione privata Axiom-3 del gennaio 2024, che ha visto come pilota il colonnello dell’Aeronautica Militare italiano Walter Villadei, e un’altra, il polacco Slawosz Uznanski-Wisniewski, potrebbe andare sulla Stazione Spaziale grazie alla missione Ax-4, il cui lancio è previsto non prima della primavera 2025.

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Acciaio, Urso a Parigi: “L’Europa difenda la sua industria”

Acciaio, Urso a Parigi: “L’Europa difenda la sua industria”

Firmato con altri 6 Paesi il non-paper su siderurgia contro concorrenza sleale e per contenimento costi energetici

Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha sottoscritto oggi a Parigi, nel corso della Conferenza sul futuro dell’industria dell’acciaio europeo presieduta insieme al Ministro dell’industria francese Marc Ferracci, il non-paper sulla siderurgia europea, firmato insieme ai ministri di Francia, Belgio, Lussemburgo, Romania, Slovacchia e Spagna. Il documento delinea un piano d’azione per rafforzare la competitività del settore e salvaguardare la produzione di acciaio in Europa, in un contesto di forte crisi caratterizzato dal calo della produzione e dalla crescente concorrenza internazionale.

L’iniziativa si inserisce in un quadro più ampio di misure per tutelare l’industria siderurgica europea e affrontare le sfide globali che minacciano il comparto. Il non-paper siglato oggi è strettamente collegato al documento promosso dall’Italia e sottoscritto da Austria, Bulgaria, Polonia, Grecia e Cipro sulla revisione del Meccanismo di Adeguamento del Carbonio alle Frontiere (CBAM) per le industrie energivore, a partire proprio dalla siderurgia e dalla chimica. La revisione del CBAM sarà discussa nel prossimo Consiglio Competitività dell’UE il 12 marzo, a conferma della necessità di un’azione coordinata per garantire la tenuta del settore.

“La siderurgia è la spina dorsale dell’industria europea e italiana” – ha dichiarato il Ministro Adolfo Urso – “Senza acciaio non c’è industria, e senza un’industria forte l’Europa non può competere a livello globale. Difendere la nostra capacità produttiva siderurgica significa garantire l’autonomia strategica del continente, a cui non possiamo rinunciare”.

La necessità di un intervento europeo strutturale è ancora più urgente alla luce della crisi dell’automotive, che ha generato un forte calo della domanda di acciaio, aggravando ulteriormente la situazione del settore. Diventa quindi indispensabile che l’Europa si doti di strumenti adeguati per preservare la propria capacità produttiva e garantire condizioni di concorrenza eque sul mercato globale.

In questo scenario, l’Italia si distingue per la sua leadership nella produzione di acciaio green, avendo avviato da tempo una transizione concreta verso la decarbonizzazione. Oggi il nostro Paese vanta 34 impianti su 35 alimentati da forni elettrici, con una produzione che per l’80% è decarbonizzata. Un primato che testimonia l’impegno dell’industria italiana verso la sostenibilità e rafforza la posizione del Paese nell’indicare all’Europa la strada giusta da percorrere insieme.

In questa direzione va anche il processo attualmente in corso negli stabilimenti di Taranto che, con il nuovo piano industriale previsto nella procedura di assegnazione, diventerà il principale stabilimento siderurgico green d’Europa.

Il tema del costo dell’energia è uno degli aspetti centrali del documento sottoscritto oggi. Il non-paper evidenzia la necessità di adottare politiche europee efficaci per ridurre il costo dell’energia, attualmente molto più elevato rispetto a quello di altri attori globali.

In vista del dialogo strategico sulla siderurgia che la Commissione Europea avvierà a marzo, il documento pone anche l’accento sulla necessità di una politica commerciale più assertiva. Per contrastare la concorrenza sleale sul piano internazionale, i firmatari indicano come fondamentale rafforzare le misure di salvaguardia e gli strumenti di difesa commerciale, arginando la sovraccapacità globale e le pratiche sleali dei competitor extra-UE. Anche per questo è assolutamente necessario che si trattengano in Europa i rottami ferrosi destinati alla produzione di acciaio green.

Allo stesso tempo, è necessario stimolare la domanda interna di acciaio attraverso strumenti di incentivazione mirati, capaci di sostenere il mercato europeo e valorizzare la produzione industriale del continente.

Il non-paper richiama inoltre l’attenzione sull’urgenza di investimenti mirati per sostenere la transizione del settore. I Paesi firmatari chiedono alla Commissione Europea di analizzare i gap di finanziamento e di predisporre risorse adeguate per accompagnare le imprese siderurgiche nella decarbonizzazione.

In questo contesto, i Paesi indicano come centrale la creazione di un vero mercato europeo dell’acciaio verde, promuovendo il Made in Europe e un modello industriale sostenibile e competitivo, in linea con gli obiettivi del Clean Industrial Deal e del futuro Industrial Decarbonisation Accelerator Act.

 

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Futuro24: innovazioni dal mondo dell’ingegneria

Futuro24: innovazioni dal mondo dell’ingegneria

Futuro24: innovazioni dal mondo dell’ingegneria

Dai droni ai pannelli fotovoltaici di nuova generazione, scopriamo i progetti dell’Università di Roma Tor Vergata. In questa puntata anche un organo valdostano che suona da solo

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Mimit, Urso inaugura la Casa del Made in Italy di Bolzano

Mimit, Urso inaugura la Casa del Made in Italy di Bolzano

Il Ministro: “Con questo presidio il Mimit rafforza il suo supporto agli imprenditori e alle attività produttive locali”

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, sen. Adolfo Urso, ha inaugurato oggi la Casa del Made in Italy di Bolzano, con sede in Piazza Parrocchia. Alla cerimonia hanno partecipato il vicepresidente della Provincia autonoma di Bolzano, Marco Galateo, il sindaco della città, Renzo Caramaschi, oltre ai rappresentanti delle associazioni di categoria e degli enti locali del territorio.

“Bolzano è tra i territori più significativi sul piano produttivo, grazie anche alla sua vocazione estremamente diversificata, che spazia dal turismo all’industria siderurgica”, ha dichiarato il ministro Urso. “Proprio per questo è particolarmente importante che il Ministero del Made in Italy rafforzi la propria presenza sul territorio attraverso questo presidio, a supporto degli imprenditori e delle attività produttive locali”.

Le Case del Made in Italy nascono per fornire informazioni e assistenza, favorire gli investimenti e sostenere le attività produttive, lo sviluppo e l’occupazione. Tra gli obiettivi, accompagnare il tessuto produttivo italiano nelle sfide dell’internazionalizzazione, dell’innovazione digitale e della transizione green.

Il progetto delle Case del Made in Italy si inserisce nella recente riorganizzazione del Mimit, finalizzata a rendere più efficiente l’azione del Ministero a livello territoriale. Non ha comportato nuove assunzioni, e ha contribuito a ottimizzare l’impiego degli spazi e del personale già in servizio nelle sedi territoriali. In questo contesto, le Case del Made in Italy affiancano gli Ispettorati territoriali del Mimit, già operativi, ampliando le opportunità a supporto di imprese e cittadini.

 

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Scienza: ecco perché solo alcuni ricordano i sogni

Scienza: ecco perché solo alcuni ricordano i sogni

Alcune persone sono in grado di ricordare vividamente al mattino i sogni fino a poterli raccontare nei minimi dettagli, altri, invece, non ne conservano traccia. Il “richiamo dei sogni”, la capacità di svegliarsi con le vicende accadute nel sonno durante la notte ben chiare nella mente, è stato scoperto da ricercatori della Imt School for Advanced Studies Lucca ed è stato descritto in un lavoro su “Communications Psychology”, che esplora i fattori che influenzano e generano questo fenomeno, compreso i tratti individuali e gli schemi del sonno lo modellano.

Tuttavia, le motivazioni per cui alcuni ricordano e altri no, erano ancora incerte fino a oggi. Studi precedenti avevano, ad esempio, scoperto che donne, giovani o persone che hanno la tendenza a sognare a occhi aperti ricordano meglio i sogni notturni, ma questa tesi non sarebbe stata confermata da tutte le ricerche condotte sul tema. Altri studi, infatti, sembrano associare queste capacità a specifici tratti della personalità o a determinate facoltà cognitive, ma anche queste teorie sono state scarsamente accreditate.

Le facoltà oniriche hanno suscitato un nuovo interesse in epoca pandemica e invitato a condurre nuovi studi, tra cui l’attuale realizzato in collaborazione con l’Università di Camerino, condotto negli anni dal 2020 al 2024, che ha coinvolto oltre 200 partecipanti, di età compresa tra 18 e 70 anni, di cui sono stati registrati quotidianamente i sogni per 15 giorni (ciascun partecipante dotato di un registratore, al risveglio, raccontava le esperienze avute nel sonno, le sensazioni e impressioni, ad esempio se avevano la percezione di avere sognato o meno, di aver sognato ma di non ricordare i contenuti del sogno o viceversa di raccontarlo se ne avevano memoria), mentre i dati sul sonno e quelli cognitivi sono stati monitorati tramite dispositivi indossabili e test psicometrici. Per tutta la durata dello studio, i partecipanti hanno anche indossato un actigrafo, un orologio da polso per monitorare la durata, l’efficienza e i disturbi del sonno.

Illustrazione di un sogno (pixabay)

All’inizio e alla fine del periodo di registrazione dei sogni, i partecipanti sono stati sottoposti a test psicologici e questionari che misurano vari fattori, dai livelli di ansia all’interesse per i sogni, dalla propensione a divagare con la mente (la tendenza a spostare frequentemente l’attenzione dal compito in corso verso pensieri non correlati o riflessioni interne), fino ai test di memoria e attenzione selettiva.

Il ricordo dei sogni ha mostrato una notevole variabilità tra gli individui, influenzata da molteplici fattori, ad esempio persone con un atteggiamento positivo verso i sogni e una tendenza a divagare con la mente avevano significativamente più probabilità di ricordarli. Partecipanti più giovani sono risultati maggiormente in grado di ricordare i sogni, rispetto a persone più anziane che spesso sperimentano “sogni bianchi”, cioè la sensazione di aver sognato senza ricordare alcun dettaglio. Ciò suggerisce cambiamenti correlati all’età dei processi di memoria durante il sonno e, inoltre, lo studio ha messo in evidenza variazioni stagionali, con probabilità inferiori di ricordare i sogni durante l’inverno rispetto alla primavera, suggerendo la potenziale influenza di fattori ambientali o circadiani.

“I nostri dati dimostrerebbero che il ricordo dei sogni è un riflesso anche dell’interazione di atteggiamenti personali, tratti cognitivi e dinamiche del sonno – spiega l’autore principale Giulio Bernardi, professore di psicologia generale presso la Imt School – queste intuizioni approfondiscono la nostra comprensione dei meccanismi alla base del sogno e hanno implicazioni per esplorare il ruolo dei sogni nella salute mentale e studiare la coscienza umana”.

“I dati raccolti da questo progetto serviranno come riferimento per futuri confronti con popolazioni cliniche – aggiunge Valentina Elce, ricercatrice presso la Imt School e prima autrice dello studio – permettendo di far progredire la ricerca sulle alterazioni patologiche del sogno e sul loro potenziale valore prognostico e diagnostico”. 

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Beko: prosegue confronto al Mimit per raggiungimento accordo tra le parti

Beko: prosegue confronto al Mimit per raggiungimento accordo tra le parti

Il tavolo verrà aggiornato venerdì 14 marzo presso il Ministero

Prosegue il confronto a Palazzo Piacentini per l’accordo quadro sul futuro di Beko Europe tra le strutture del Mimit, l’azienda e le organizzazioni sindacali.

Durante il tavolo tecnico, presieduto dal sottosegretario con delega alle crisi di impresa, Fausta Bergamotto, il Ministero ha ribadito l’impegno primario verso l’acquisizione dello stabilimento di Siena da parte di un nuovo soggetto, punto di partenza necessario per creare le condizioni favorevoli a ricercare un nuovo investitore e quindi avviare un processo di reindustrializzazione del sito toscano. A riguardo il Mimit sta portando avanti, attraverso le strutture competenti, tutte le verifiche di carattere tecnico e giuridico.

Il Ministero continuerà a muoversi nell’ambito del perimetro tracciato fin dall’inizio delle interlocuzioni con le parti, che prevede la continuità produttiva di tutti degli stabilimenti, la tutela occupazionale e nuovi importanti investimenti per l’ammodernamento degli impianti e dei prodotti attraverso anche le risorse che il Governo può mettere a disposizione.

Il tavolo tra le parti verrà aggiornato venerdì 14 marzo presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy.

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Asteroide contro la Terra nel 2032, per la prima volta rischio oltre il 3%

Asteroide contro la Terra nel 2032, per la prima volta rischio oltre il 3%

Una possibilità su 32. Sempre bassa, ma per la prima volta al di sopra della soglia del 3%. 3,1 secondo la NASA per essere precisi.
Con l’arrivo di nuovi dati, le probabilità che l’asteroide 2024 YR4 colpisca la Terra il 22 dicembre 2032 stanno leggermente salendo. 

Due le premesse d’obbligo: innanzitutto rimane quasi il 97% di possibilità che questo blocco di roccia scoperto a fine dicembre passi senza far danni. In secondo luogo, il suo diametro è stimato fra 40 e 100 metri quindi anche nella peggiore delle ipotesi potrebbe fare grossi danni a livello locale, ma non scatenerebbe una catastrofe globale come ai tempi dell’estinzione dei dinosauri. In quel caso, l’oggetto piovuto dal cielo aveva un diametro molto maggiore, cioè una decina di chilometri. 
Fra poche settimane avremo un quadro ancora più chiaro: 2024 YR4 sarà osservato dal telescopio spaziale James Webb, lo strumento più potente a nostra disposizione. Fra le opzioni c’è anche l’allestimento di una missione di difesa planetaria. Una sonda da far schiantare sull’asteroide per deviare la sua orbita. Sembra fantascienza, ma non sarebbe la prima volta. Nel 2022 la NASA ha già fatto un test con la sua missione DART e la tecnica ha funzionato.

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Flextronics, Urso: “Piano industriale di FairCap è irricevibile”

Flextronics, Urso: “Piano industriale di FairCap è irricevibile”

Nuovo incontro il 26 febbraio

“Il piano industriale illustrato dalla FairCap è irricevibile, invito l’azienda a presentare al più presto un nuovo, vero programma di sviluppo sostenibile che tuteli produzione e occupazione. Sia ben chiaro: se l’intenzione fosse quella di acquisire per poi chiudere, lo contrasteremo in ogni modo. Vigileremo sul passaggio di proprietà da Flextronics a FairCap, che saranno chiamate a risponderne qualora emergano incongruenze. Ciascuno si assuma le proprie responsabilità e risponda delle proprie azioni”.

Così il ministro delle Imprese e del Made in Italy, sen. Adolfo Urso partecipando al tavolo di aggiornamento sulla vertenza Flextronics Manufacturing Srl, azienda di Trieste specializzata nella ricerca, sviluppo e produzione di prodotti elettronici, entrata in crisi dopo il mancato rinnovo del contratto da parte del principale committente.
Alla riunione hanno partecipato anche le strutture tecniche del Mimit, i vertici della nuova proprietà, dei rappresentanti della Regione Friuli-Venezia Giulia, di Confindustria Alto Adriatico e dei sindacati confederali, sia nazionali che locali.

Nel corso dell’incontro, il primo dopo l’ufficialità della cessione del 100 per cento delle quote del sito di Trieste al fondo tedesco FairCap, la nuova proprietà ha presentato le linee guida del piano industriale.

Il Mimit, da parte sua, ha valutato del tutto insufficienti e poco chiare le garanzie fornite nel corso del tavolo da FairCap e ha convocato nuovamente le parti e l’azienda per il 26 febbraio.

In quell’occasione la proprietà sarà chiamata a ripresentare, nel dettaglio, le prospettive di sviluppo delle attività produttive e gli investimenti volti a garantire la piena occupazione dei 347 lavoratori coinvolti nel sito di Trieste.

 

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I ghiacciai perdono 273 miliardi di tonnellate d’acqua l’anno, pari al consumo umano in 30 anni

I ghiacciai perdono 273 miliardi di tonnellate d’acqua l’anno, pari al consumo umano in 30 anni

Dal 2000 a oggi abbiamo perso ogni anno, solo nei ghiacciai continentali – esclusi quelli Artico e Antartide – 273 miliardi di tonnellate di ghiaccio, una quantità d’acqua pari a quella consumata dall’intera popolazione umana in 30 anni. Sono i dati del grande lavoro internazionale coordinato dal World Glacier Monitoring Service (WGMS) pubblicato sulla rivista Nature.

Lo scioglimento dei ghiacciai in tutto il mondo sta portando a una maggiore perdita di risorse regionali di acqua dolce. E sta causando un innalzamento dei livelli globali del mare a ritmi sempre maggiori.

Separati dalle calotte glaciali continentali in Groenlandia e Antartide, nel 2000 i ghiacciai coprivano un’area di 705.221 km² e conteneva 121.728 miliardi di tonnellate di ghiaccio a livello globale. Da allora, i ghiacciai hanno perso circa il 5% del loro ghiaccio a livello globale e, a livello regionale, tra il 2% nelle isole antartiche e subantartiche e il 39% nell’Europa centrale. 

Ogni anno, i ghiacciai hanno perso 273 miliardi di tonnellate di ghiaccio, con un aumento del 36% dalla prima (2000-2011) alla seconda (2012-2023) metà del periodo. La perdita di massa dei ghiacciai è circa il 18% maggiore della perdita della calotta glaciale della Groenlandia e più del doppio di quella della calotta glaciale antartica. 

Per il nuovo studio, un team di ricerca internazionale sotto il coordinamento del WGMS, ospitato presso l’Università di Zurigo (UZH) in Svizzera, ha eseguito il cosiddetto Glacier Mass Balance Intercomparison Exercise (GlaMBIE).

La comunità di ricerca ha raccolto, omogeneizzato, combinato e analizzato i cambiamenti della massa dei ghiacciai da diversi metodi di osservazione sul campo e satellitari. Il team ha quindi confrontato e combinato i risultati dei diversi metodi in una serie temporale annuale dei cambiamenti della massa dei ghiacciai per tutte le regioni glaciali del mondo dal 2000 al 2023. I ricercatori hanno compilato 233 stime dei cambiamenti della massa dei ghiacciai regionali da circa 450 contributori di dati organizzati in 35 team di ricerca.

Scioglimento dei ghiacciai mondiali negli ultimi 20 anni (Esa)

“Combinando i vantaggi dei diversi metodi di osservazione, GlaMBIE fornisce non solo nuove intuizioni sulle tendenze regionali e sulla variabilità anno dopo anno. Abbiamo anche potuto identificare le differenze tra i metodi di osservazione, il che rappresenta un’opportunità per comprendere meglio e migliorare le stime future”, afferma Michael Zemp, professore UZH presso il Dipartimento di Geografia, che ha guidato lo studio.

Risorse regionali di acqua dolce in calo, innalzamento dei livelli globali del mare. Dal 2000 al 2023, la perdita di massa globale dei ghiacciai ammonta a 6.542 miliardi di tonnellate. Questa perdita ha contribuito per 18 mm all’innalzamento del livello globale del mare a un tasso annuo di 273 miliardi di tonnellate o 0,75 millimetri all’anno. Con questo, i ghiacciai sono attualmente il secondo maggiore contributore all’innalzamento del livello globale del mare, dopo il riscaldamento dell’oceano e prima dei contributi della calotta glaciale della Groenlandia, dei cambiamenti nell’immagazzinamento delle acque terrestri e della calotta glaciale antartica. 

Inoltre, lo scioglimento dei ghiacciai comporta la perdita di risorse regionali di acqua dolce. “Per mettere tutto questo in prospettiva, i 273 miliardi di tonnellate di ghiaccio persi in un solo anno equivalgono a ciò che l’intera popolazione mondiale consuma in 30 anni, ipotizzando tre litri a persona al giorno”, afferma Zemp.

Golubin Glacier, Kyrgyzstan, 2012 (Esa)

“I ghiacciai sono risorse vitali di acqua dolce, soprattutto per le comunità locali dell’Asia centrale e delle Ande centrali, dove i ghiacciai dominano il deflusso durante le stagioni calde e secche”, afferma la glaciologa dell’UZH Inès Dussaillant, coinvolta nelle analisi GlaMBIE. 

“Ma quando si tratta di innalzamento del livello del mare, le regioni artiche e antartiche con le loro aree glaciali molto più grandi sono i protagonisti principali. Quasi un quarto del contributo dei ghiacciai all’innalzamento del livello del mare proviene dall’Alaska”, aggiunge. 

Il presente studio segna un’importante pietra miliare per l’Anno internazionale della conservazione dei ghiacciai nel 2025 e il Decennio di azione per le scienze criosferiche (2025-2034) dichiarato dalle Nazioni Unite. 

GlaMBIE fornisce una nuova base di osservazione per studi futuri, consentendo proiezioni migliorate delle risorse di acqua dolce e dell’innalzamento del livello del mare. “Le nostre osservazioni e i recenti studi di modellazione indicano che la perdita di massa dei ghiacciai continuerà e forse accelererà fino alla fine di questo secolo”, afferma Samuel Nussbaumer, glaciologo dell’UZH e project manager di GlaMBIE. 

“Ciò sostiene la richiesta del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici di azioni urgenti e concrete per ridurre le emissioni di gas serra e il riscaldamento associato per limitare l’impatto dello spreco di ghiacciai sui rischi geologici locali, sulla disponibilità regionale di acqua dolce e sull’innalzamento globale del livello del mare”, conclude.

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