Il coronavirus non frena la corsa dei Cani. Il 2021 si chiude in deciso rialzo per il portafoglio dei titoli ad alto rendimento, anche se non tengono il passo delle blue chip: +21% rispetto al +23% dell’indice Ftse Mib. Intanto è già pronto il drappello dei dieci titoli che rendono di più a fine 2021 (da Stellantis a Snam passando per diverse banche e assicurazioni) e che saranno i Dogs in gara nel 2022. Sulla mancata vittoria ha pesato in maniera decisiva la frenata di Enel, che ha chiuso in rosso del 15%. Al netto di questo risultato, i Cani avrebbero battuto l’indice principale del listino italiano. Si tratta della seconda sconfitta consecutiva, che pareggia anche il conto nella sfida, misurata dal 2010 a oggi, tra titoli ad alto rendimento e le blue chip. Per la Borsa di Milano il 2021 sarà comunque ricordato come la stagione del riscatto, riportando il nostro listino su livelli che non vedeva dal 2008.
Il confronto
L’Economia del Corriere della Sera monitora annualmente il risultato della sfida e la composizione della muta annuale: i dati sono riportati nelle tabelle in alto. La selezione dei dieci Cani avviene tra le blue chip che presentano il valore più elevato del rapporto tra l’ultima cedola distribuita, inclusa la parte straordinaria, e il prezzo di chiusura dell’anno borsistico. Una strategia nata negli Stati Uniti e molto diffusa tra i piccoli investitori. A Wall Street si utilizzano le società appartenenti all’indice Dow Jones Industrial, in Italia si pesca all’interno dell’Ftse Mib. La teoria dei Dogs nasce negli Stati Uniti oltre 30 anni fa. Negli Usa le statistiche più recenti partono dal 2000, testimoniando, su base ventennale, un ritorno medio annuo del 9,5% mentre nello stesso periodo il Dow Jones ha messo a segno una performance del’8,4% e lo S&P 500 del 7,7%. Una tendenza che non ha però trovato conferma nel 2021: i Cani della razza statunitense hanno infatti chiuso al rialzo dell’11%, facendo peggio dell’indice Dow Jones che nello stesso periodo ha guadagnato il 18,7%. È la terza sconfitta consecutiva che però non mette in discussione, la tendenza di lungo periodo.
Il contributo di Eni
Ci sono solo alcune semplici regole da seguire: le azioni acquistate devono avere tutte lo stesso peso, ovvero se si decide di investire 100 mila euro ogni titolo avrà un controvalore di 10 mila euro e vanno conservate senza interruzioni per 12 mesi. Statisticamente questa strategia tende a dare soddisfazioni agli investitori pazienti, soprattutto negli anni in cui i listini sono alle prese con turbolenze essendo un portafoglio composto principalmente da azioni di valore, con profitti stabili nel tempo e cedole generose. Un approccio all’investimento di tipo prudente cha punta a dare soddisfazioni a chi opera con una strategia da cassettista, ovvero movimenta poco o per nulla il portafoglio. A frenare la corsa dei Cani nel 2021 è stata Enel, la società guidata da Francesco Starace, ha sofferto la rotazione settoriale che nel corso degli ultimi 12 mesi ha visto al centro dell’interesse degli investitori i titoli growth , a scapito dei value. A trainare la muta è invece stata Eni che ha contribuito con un rialzo del 43%, beneficiando del forte aumento del prezzo del petrolio che nello stesso periodo ha fatto un balzo del 50%.
La nuova muta
Ma la sfida continua ed è già pronto la muta per il 2022. Da segnalare che il rendimento medio delle cedole dei nuovi Cani è molto elevato: 8% rispetto a una media del listino intorno al 4%. Ma attenzione sullo yield impatta la distribuzione di cedole straordinarie da parte di Stellantis e dei titoli bancari (Intesa, Mediolanum, Unipol, Mediobanca, Banca Generali) che hanno ripreso a pagare dividendi terminato il congelamento imposto dalle autorità di vigilanza. Proprio per questa ragione per l’anno in corso la muta è composta soprattutto da titoli finanziari che valgono circa il 50% del portafoglio e, in seconda battuta alle società cicliche. Una scommessa sul consolidamento della ripresa post pandemia. Arriverà da loro la spinta per prendersi la rivincita? In molti lo sperano.