di Paola D’Amico
BiCom e Csv Belluno Treviso promuovono un’iniziativa per persone senza lavoro. Dal 2015 ha già coinvolto 160 uomini e donne provenienti da commercio, turismo e servizi. Il progetto Vips integra l’indennità di chi dedica un monte ore a fragili e disabili. La testimonianza di alcuni di loro: «L’energia di quei ragazzi ti cambia la vita»
Diego Brozzola aveva 45 anni quando il supermercato dove lavorava come banconiere l’ha lasciato a casa. Non s’è perso d’animo. E mentre studiava per diventare Oss (operatore socio sanitario), si è trovato quasi per caso a fare il volontario a Casa di Michela, un centro diurno di Treviso per ragazzi disabili. «Ero seduto in coda al sindacato, poco dopo il licenziamento, quando leggo un progetto interessante, “Vips-vicinanza, prossimità, sostegno”, che integra l’indennità di disoccupazione e in cambio – racconta – ti chiede di fare un tot ore di volontariato. Ho pensato che era utile tenermi occupato, per non cadere in depressione. Ora che quella esperienza è terminata aggiungo che in quei due anni sono rinato. Se al super eravamo numeri, peggio che rotelle in una catena di montaggio, l’energia dei ragazzi e la loro umanità mi hanno cambiato la vita».
Progetto Vips compie sei anni. Lo hanno siglato nel febbraio 2015 EBiCom (Ente Bilaterale Territoriale della provincia di Treviso) e Volontarinsieme Csv Treviso, oggi Csv Belluno Treviso. L’obiettivo di avvicinare volontariato e imprese, così da fornire occasioni di inserimento e riqualificazione nel mondo del lavoro ai lavoratori disoccupati che percepiscono i sussidi, è stato raggiunto. Vips è diventato uno strumento di politica attiva, un modello da esportare. Ne è testimone anche Daniela Arezzi, 34 anni, «vittima» del commercio online: «Mi sono trovata a piedi dopo 11 anni. Certo avevo l’indennità di disoccupazione ma la parola stessa non dà la felicità. Ho colto la palla al balzo quando tramite Confcommercio ho saputo del progetto Vips. Ho pensato che era una strada per rimettersi in gioco e ho scelto un centro diurno per ragazzi disabili e poi partecipato al progetto Auser-Cittadini del mondo, insegnando l’italiano agli stranieri. Adesso ho svoltato. Lavoro in una comunità alloggio a Santa Bona. E tutto quello che ho imparato da volontaria, oltre ad avermi permesso di elaborare il lutto della disoccupazione, a vedere un po’ di luce in fondo al tunnel, mi sta tornando utile. È importante a 34 come a 50 anni sapere che c’è un’alternativa».
Vips ha già coinvolto 160 lavoratori provenienti da commercio, turismo e servizi, che hanno dedicato oltre 28mila ore di servizio in attività educative e animazione, nel supporto gestionale, nel trasporto sociale. E tutti hanno dimostrato di aver migliorato le proprie competenze nel lavoro di gruppo, sia nel comunicare con gli altri in modo efficace sia nella capacità di risolvere i problemi.
Michele Grava, 50 anni, oggi capo ricevimento in un hotel, ha dedicato il suo tempo quando era in disoccupazione ai senzatetto con la Comunità di Sant’Egidio di Treviso. E Roberta Dametto, 46 anni, rimasta a casa dopo la chiusura della tabaccheria di famiglia, si è messa alla prova con gli ospiti della Cooperativa Solidarietà e oggi è tutor di una tredicenne disabile.
«I risultati ottenuti ci sollecitano a far si che la collaborazione tra Csv e EBiCom possa essere modello per sperimentare inediti accordi con gli enti bilaterali – spiega Alberto Franceschini, presidente di Csv Belluno Treviso – di altri settori produttivi. Credo che potrebbe essere innovativo l’avvio di una sperimentazione dedicata a chi è prossimo alla pensione, che regoli una progressiva riduzione dell’orario di lavoro, da un lato per favorire l’inserimento dei giovani, dall’altro per promuovere lo svolgimento di attività di interesse collettivo, proprio come il volontariato».
«Questo “pezzo di cammino” – aggiunge il presidente di EBiCom Adriano Bordignon – fatto insieme ha prodotto buoni frutti, ha dimostrato che è possibile attuare politiche attive nel lavoro con vantaggi evidenti per imprese, associazioni di volontariato, lavoratori e anche le loro famiglie. L’arricchimento professionale e personale ottenuto dai lavoratori è la miglior prevenzione al disagio psichico e sociale. Purtroppo, non siamo abituati a misurare il benessere e il Pil non tiene conto di queste progettualità. volontariato».
7 febbraio 2022 (modifica il 7 febbraio 2022 | 09:51)
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