La storia del truffatore di Tinder: finto milionario che chiedeva

La storia del truffatore di Tinder: finto milionario che chiedeva

di Irene Soave

Shimon Hayut, israeliano si presentava su Tinder come figlio di un milionario e poi chiedeva migliaia di euro alle sue «fidanzate», è virale sui social grazie al documentario di Netflix

La megalomania doveva capirsi già da come si presentava: nemmeno «principe azzurro», ma «principe dei diamanti». Ora Shimon Hayut, israeliano 31enne, è noto come «the Tinder Swindler», «il truffatore di Tinder», appellativo che è persino diventato il titolo di un documentario uscito su Netflix il 2 febbraio. Hayut era il re delle truffe sentimentali. Si presentava a donne giovani e belle conosciute su Tinder come Shimon Leviev, figlio (inesistente) del magnate dei diamanti (esistente) Lev Leviev. Le seduceva inondandole di lussi: caviale, giri in jet privato, cene al Four Seasons. Poi chiedeva loro ingenti prestiti, accampando complicate storie di «persecuzione» da parte dei cartelli dei diamanti sudafricani, contro cui si era messo «per onestà». Con i soldi che riceveva, creava altri primi appuntamenti da favola per incastrare nuove vittime.

Le tre donne che si raccontano in The Tinder Swindler, Cecilie Fjellhøy, Ayleen Koeleman e Pernilla Sjohol, si sono ora riunite per aprire una sottoscrizione sulla pagina GoFundMe: gli avevano prestato rispettivamente 185 mila, 25 mila e 103 mila sterline. La vicenda risale al 2019, è ritornata a galla ora, con la popolarità del film — che ha spinto Tinder a bandire per sempre l’israeliano e tutti i suoi alias dall’uso dell’app — e l’apertura, forse anche funzionale a lanciare il documentario, della colletta. Le ragazze cercano di recuperare circa 730 mila euro. La stima delle polizie che si sono occupate del caso — quella norvegese, quella britannica e quella greca — è che però lui negli anni si sia intascato 8,5 milioni, da decine di ragazze adescate.

A piede libero, lui nega ogni addebito e non rende nulla: nel 2019 era stato arrestato in Grecia (grazie alla soffiata di una «fidanzata» che aveva dato alla polizia gli estremi di un volo su cui viaggiava) ma poi, estradato in Israele, aveva scontato solo 5 dei 15 mesi a cui era stato condannato. Buona condotta. Ha poi persino partecipato alle riprese del documentario: «Se fossi davvero colpevole lo avrei fatto?», ha scritto ieri su Instagram prima di chiudere di nuovo il suo profilo.

Il documentario mostra gli schemi tipici delle «truffe sentimentali», un tipo di raggiro molto comune nell’epoca degli amori online: emozioni forti, false identità e poi richieste di denaro. Quando Cecilie Fjellhøy se n’è resa conto — chiedendo indietro i suoi soldi veniva prima rabbonita, poi minacciata — ha deciso di contattare le altre vittime.

Denuncia Shimon, nel frattempo sparito (con i suoi soldi). Contatta VG, un giornale del suo Paese d’origine, la Norvegia, che inizia a seguire gli spostamenti di Shimon e contattare altre sue vittime. Una di loro, Ayleen Koeleman, vede l’articolo su VG e chiama la polizia: sa gli estremi di un suo volo che lo porta in Grecia. Così lui viene arrestato. Si difende: «Queste donne mi volevano per i miei soldi».

La sua storia ricorda quella della finta ereditiera Anna «Delvey» Sorokin, che fingendosi molto ricca era riuscita a farsi prestare almeno 200 mila dollari dall’élite newyorchese: anche a lei è dedicato un documentario in arrivo su Netflix (Becoming Anna), e insieme sembrano insegnare una cinica lezione: che il modo più rapido per fare soldi sia (fingere di) averli già.

8 febbraio 2022 (modifica il 9 febbraio 2022 | 11:13)

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Carla Signoris: «Conobbi Crozza alla fermata del bus a 13

Carla Signoris: «Conobbi Crozza alla fermata del bus a 13

di Emilia Costantini

L’attrice Carla Signoris, moglie di Maurizio Crozza, racconta il lunghissimo rapporto col marito e gli inizi della sua carriera

È vero che, metà anni Settanta, ha girato l’America in autostop quando aveva solo 18 anni?

«Verissimo! — risponde Carla Signoris —. Avevo da poco preso la maturità e, con una compagna di scuola, il cui fidanzato aveva un parente a New York, ero riuscita ad ottenere il consenso dei miei genitori a fare questo viaggio: in due mesi ci siamo girate in tondo tutti gli Stati Uniti. Un viaggio iperformativo, ma mi ricordo ancora quella notte a Boulder in Colorado e, ripensando a quell’episodio, io il consenso ai miei figli non lo darei mai…».

Perché? Che è successo quella notte?

«Eravamo andate a cena con altri ragazzi, non rammento dove, forse una trattoria, una pizzeria… e poi decidemmo di fare una passeggiata in un parco enorme. Notte fonda, buio fitto e io chiacchieravo tranquilla con uno di quelli che avevo conosciuto a cena. A un certo punto arriva una pattuglia di poliziotti, acchiappano il ragazzo, lo sbattono dentro la macchina e se ne vanno. Io resto là come una tonta… non capivo come e perché lo avessero arrestato e comincio a vagare nel parco, finché uno dei poliziotti si deve essere chiesto: chissà dov’è finita quella scema che abbiamo lasciato da sola… e torna indietro. Mi carica in auto e mi porta a fare colazione. Io, nel mio pessimo inglese, quello che parlo ancora adesso, gli chiedo il motivo dell’arresto e l’agente mi spiega che era uno ricercato da tempo in diversi Stati! Forse era un rapinatore, un assassino, uno stupratore… chissà cosa aveva combinato e io non sapevo niente e passeggiavo di notte in un parco con lui!».

Ecco perché non darebbe il consenso ai suoi figli. Ma i suoi genitori, invece, glielo diedero tranquillamente?

«Erano tranquilli perché sapevano che con la mia amica dovevamo andare da quel parente, si fidarono e non li ringrazierò mai abbastanza per la loro incoscienza. Di tutte le avventure vissute in quel viaggio, ho omesso tante cose. Per esempio, la mattina dopo quella nottata nel parco col ricercato, telefonai a casa. Mi rispose papà che mi chiese: “Carla tutto bene?”. E io: «Sì, tutto bene. E invece… se avesse saputo la verità…».

Quindi lei, come madre, e suo marito Maurizio Crozza come padre, siete più prudenti?

«Forse perché Giovanni e Pietro li abbiamo avuti tardi, tra i 39 e i 41 anni. E meno male che li ho messi al mondo tardi, perché mi ero talmente entusiasmata che ora, di figli, ne avrei otto. Quando con Mauri siamo rimasti “incinti” ci siamo guardati, chiedendoci: sarà mica troppo presto? Incredibile, ma lì per lì non ci sentivamo pronti…».

E pensare che con Crozza vi siete conosciuti al liceo.

«Avevamo 14 anni, anzi lui 13 perché è più piccolo di me. Prima ancora che in classe, ci incontravamo alla fermata dell’autobus 41, in via Orsini a Genova. Lui, quando mi ha visto deve aver pensato: madonna quanto mi sta antipatica questa col kilt… eh sì, perché all’epoca, io indossavo rigorosamente questo indumento, poi sono passata al gonnellone e zoccoli in stile femminista hippie».

Vi siete subito innamorati?

«Macché! All’inizio forse una storiella… qualche bacio… poi ognuno ha fatto le proprie esperienze e infatti, quando ci siamo sposati nel 1992, al nostro matrimonio c’erano più ex fidanzati ed ex fidanzate che parenti. E uno dei miei ex è poi diventato addirittura il pediatra dei miei figli».

Però entrambi avete frequentato non solo lo stesso liceo, ma anche la scuola dello Stabile di Genova. La sua passione per il palcoscenico come è nata?

«Casualmente. In realtà, io non volevo fare l’attrice, ma la scenografa e alla scuola di Genova mi ero presentata pensando di poter fare un corso di scenografia, che invece non era previsto. Un giorno vado a vedere i provini di recitazione degli altri. Alla fine della mattinata, la commissione chiede: c’è ancora qualcuno che deve fare il provino? Io alzo la mano così, tanto per fare… Mi danno un testo da leggere, mi fanno fare qualche altro movimento in scena e sono stata presa. Ma la vera passione la devo a Carmelo Bene».

«Assolutamente no. Una sera vado a vedere il suo Giulietta e Romeo. Stavo seduta in seconda fila e Carmelo, che mentre recitava osservava spesso il pubblico, incrocia il mio sguardo attento… Era come se mi dicesse vieni… vieni a recitare con me e in quel momento è partita la rumba del mio delirio. Una frenesia da invasata che, sulle prime, a mio padre non piacque molto e commentò la mia scelta dicendo: mio dio, la polvere del palcoscenico in casa no! Lui aveva una ditta di disinfestazione e di polvere se ne intendeva. Nonostante ciò, i miei genitori non mi ostacolarono, pensavano che non avrei continuato… tanto adesso smette… Tuttavia, al mio debutto erano presenti e sono sempre stati miei grandi sostenitori».

Un esordio avvenuto accanto a un’altra genovese, la grande Lina Volonghi.

«Mi ha insegnato elementi fondamentali del nostro mestiere. Prima di tutto i tempi teatrali, lei era un metronomo e sapeva come dirigere l’andamento di una battuta, se doveva provocare una risata oppure un’emozione. Inoltre posso affermare di essere cresciuta nel suo camerino, dove però potevo entrare solo dopo che aveva finito di giocare a carte con il suggeritore».

Dalla polvere di palcoscenico alla televisione con la compagnia dei Broncoviz, insieme al futuro marito…

«Con Mauri, Ugo Dighero, Marcello Cesena, Mauro Piovano e io l’unica donna: che fatica… Ma ci siamo divertiti da pazzi. Fu Bruno Voglino a volerci per partecipare ad Avanzi, dove i nostri video delle parodie sulle finte pubblicità, Grigiopirla, Caffè Rinko, Soffricini Pintus, eccetera… li giravamo nel giardino di casa».

Il suo primo film nel 1992 insieme a suo marito, però, era su un personaggio molto importante: «Pertini: un uomo coraggioso», con la regia di Franco Rossi.

«Mauri impersonava il giovane Pertini e io la sua prima fidanzata Matilde Ferrari. La cosa incredibile è che questo film, realizzato per Rai2, non andò mai in onda in orari decenti, ma solo un paio di volte, credo, alle 4 del mattino. Pare che Carla Voltolina non avesse apprezzato molto il progetto proprio perché c’era di mezzo il ricordo di Matilde e per questo il film era stato trasmesso in sordina. Ma bisogna considerare che era il 1992, l’anno di Tangentopoli, e vedere un attore comico nei panni di Pertini che diceva frasi tipo “noi socialisti salveremo l’Italia”, quando stava andando tutto a rotoli…».

Non solo teatro, televisione, cinema, ma lei ha anche scritto tre libri divertenti e di successo: «Ho sposato un deficiente», «Meglio vedove che male accompagnate», «E Penelope si arrabbiò».

«Sono nati per una esigenza precisa. Avevo i figli ancora piccoli e lavoravo poco per dedicarmi a loro, però avevo bisogno di sfogare la mia creatività e, negli intervalli in cui Giovanni e Pietro stavano a scuola, scrivevo».

A giudicare dai titoli, sembrano anche uno sfogo contro il matrimonio…

«No! Non sono libri autobiografici. Quando andavo a prendere i miei figli a scuola, mi capitava di chiacchierare con le altre mamme e dai loro discorsi, le loro lamentele, ho capito che un po’ tutte abbiamo sposato un deficiente, che tutto sommato stiamo meglio da vedove e che tutte, più o meno, siamo state tradite come l’eroina dell’”Odissea”. Insomma, tre libri un po’ trasgressivi rispetto all’idea canonica del matrimonio».

Voleva essere trasgressiva anche quando accettò la proposta della cantautrice Giua di andare al Festival di Sanremo con il brano «Feng Shui»?

«Non conoscevo Giua, un giorno mi chiama, mi intorta e mi propone di cantare insieme questa sua canzone… era un’idea divertente, ma purtroppo quelli del festival non ci hanno preso sul serio. Peccato, perché sono un’incosciente e sul palco dell’Ariston ci sarei andata davvero. Comunque abbiamo realizzato un video, riuscito bene».

Sono incoscienti anche i vostri figli? Hanno seguito le orme di mamma e papà?

«Beh, nei nostri confronti sono criticissimi, snobissimi, con un po’ di puzza sotto il naso rispetto a quello che facciamo il padre ed io, atteggiamento che ostentavamo anche Mauri ed io da ragazzi. Giovanni ha frequentato recitazione al Centro Sperimentale, ma il patto con lui era che prima si laureasse in Filosofia. Pietro ha studiato Fisica, ma gli piacciono i film di Christopher Nolan e il suo sogno è fare il regista… vedremo».

Presto lei sarà di nuovo in tv nella serie di Ferzan Ozpetek «Le fate ignoranti».

«Interpreto il personaggio di Veronica, la mamma della protagonista, interpretata da Cristiana Capotondi. Lavorare con Ferzan è sempre un grande piacere, perché pur essendo un regista che comanda e si fa rispettare, riesce a creare sul set un clima familiare, di leggerezza».

Ma a un altro film con il marito non ci pensa?

«Abbiamo lavorato tanto insieme e… mai dire mai. Tuttavia, facendo lo stesso mestiere certamente ci si capisce di più, ma a volte è pure meglio evitarsi…».

8 febbraio 2022 (modifica il 8 febbraio 2022 | 07:59)

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Tesla da record: ha due miliardi di dollari in bitcoin. Come li utilizzerà Elon Musk?

Tesla da record: ha due miliardi di dollari in bitcoin. Come li utilizzerà Elon Musk?

di Lorenzo Nicolao È la seconda società la mondo per numero di criptovalute possedute. Il totale degli investimenti delle prime venti aziende ammonta a 8,7 miliardi di euro

Tesla ha dichiarato che, alla great dello scorso anno, possedeva quasi 2 miliardi di dollari in bitcoin (circa 1,8 miliardi di euro). La comunicazione è stata information alla Sec, l’ente federale di vigilanza della borsa statunitense. Ben 1,5 miliardi sono stati acquistati nel corso del 2021, rendendo quella di Elon Musk la seconda azienda più ricca dal punto di vista delle criptovalute. Il primato resta a Microstrategy, società di analisi dati guidata da Michael Saylor, ben noto amante delle valute digitali, che possiede al momento oltre 125mila bitcoin (in confronto ai 43mila di Musk), l’equivalente in euro di 4,7 miliardi. Per Tesla la cifra rappresenta circa il 10% della liquidità, incluso il contante e tutti i titoli negoziabili. L’azienda delle car elettriche aveva iniziato advertisement accettare pagamenti in bitcoin, ma lo scorso maggio ha deciso di sospendere questa opzione per le preoccupazioni legate all’impatto ambientale delle operazioni. Con le cripto-transazioni erano stati comunque guadagnati in quel periodo, sotto forma di bitcoin, quasi 24 milioni di euro.

Alle spalle di queste due aziende, di molto distaccate, il patrimonio più significativo in criptovalute lo detengono Marathon Digital Holdings (8.133 bitcoin), al terzo gradino del podio, Square Inc. (8.027 ), Capanna 8 Mining Corp. (5.242 ), Bitfarms Limited (4.600) e Coinbase (4.487 ). Sono tutti gruppi che comunque operano nell’ambito delle monete digitali e ne fanno il loro core organization. Per questo Tesla fa un po’ eccezione. Nickel Digital Property Management ha pubblicato in un report il totale degli investimenti, che ammonterebbe a 8,7 miliardi di euro. Questa cifra è la somma del valore in bitcoin acquistato da venti società pubbliche che hanno una capitalizzazione di mercato superiore ai mille miliardi di dollari. Una partita per ricchi quindi, in cui la pandemia ha giocato un ruolo molto significativo, complici anche le recenti paure inflazionistiche. Nonostante la volatilità, le criptovalute hanno infatti costantemente battuto il loro record in valore, per quanto a volte basti un’informazione, un tweet o una comunicazione che riflette incertezza a fare immediatamente crollare la stima del bene digitale. Al momento, il record più alto mai registrato per il bitcoin è stato prossimo ai 69mila dollari, ma sono finora state frequenti le ricadute del suo valore.

Per Tesla, come per tante altre aziende che hanno deciso o decideranno di investire in bitcoin, la domanda riguarda però il futuro, information la volatilità propria delle criptovalute e la conseguente esposizione dell’azienda all’instabilità, qualora si puntasse solo su questa risorsa. Al momento le regole contabili richiamano l’attenzione sul valore immateriale del bitcoin, una situazione che non dà modo di rivendicarne la crescita, mentre al contrario va segnalata una perdita. Questa dinamica non darà quindi spazio a vittorie dal punto di vista contabile, per una risorsa che, nel contesto dell’economia mondiale, ha ancora tante zone d’ombra da chiarire.

10 febbraio 2022 (modifica il 10 febbraio 2022|17:37)

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Il Galileo di Rovelli, Giordano sulla follia: il nuovo numero

Il Galileo di Rovelli, Giordano sulla follia: il nuovo numero

di Redazione Cultura

Nell’extra digitale oltre un secolo di avventure dell’eroe mascherato. Nell’inserto in edicola e App, l’intervista a Sergio Castellitto che riporta a teatro il suo «Zorro» dopo vent’anni

A volte ciò che sembra evidente ci inganna, e la scienza deve lottare contro credenze ostinate. Succede oggi come succedeva ieri: Galileo Galilei si trovò a combattere, nel suo Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, contro l’idea tolemaica della Terra immobile al centro del cosmo e contro il «senso comune» che l’accettava, vedendo il Sole sorgere e tramontare «girando» intorno al nostro pianeta.

Il fisico Carlo Rovelli, chiamato dal collega Brian Keating a registrare un audiolibro che traduce in inglese il celebre dialogo, ha colto l’occasione per rileggere Galilei. Nel nuovo numero de «la Lettura», il #532, da sabato 5 nell’App (scaricabile App Store e Google Play) e da domenica 6 in edicola, Rovelli ripercorre l’avventura galileiana, e rivela che se l’ipotesi dei Dialoghi era pur esatta, il libro usava argomenti scientifici sbagliati o contraddittori, come attribuire le maree alla rotazione terrestre. Ma il libro, chiosa il fisico, resta un gioiello, perfino con i suoi errori.

Oltre al nuovo numero in anteprima al sabato, l’App de «la Lettura» offre anche tutto l’archivio delle uscite dal 2011 a oggi. Il prezzo dell’abbonamento è di 3,99 euro al mese o 39,99 l’anno, con una settimana gratuita. Per chi si abbona tutti i contenuti dell’App sono raggiungibili anche da desktop, a partire da qui. Inoltre, l’abbonamento si può regalare da questa pagina o acquistando una Gift Card nelle Librerie.coop.

L’App offre anche il Tema del Giorno, un extra quotidiano solo digitale. In quello di giovedì 10 febbraio, Ida Bozzi ripercorre le mille vite di Zorro, l’eroe mascherato nato nel 1919 dalla penna dello scrittore americano Johnston McCulley: il suo nome, in spagnolo, vuol dire «volpe». Da allora ne ha fatta di strada: film, libri, serie tv, fumetti, parodie. Fino a dare il suo nome al clamoroso antieroe protagonista di Zorro. Un eremita sul marciapiede, monologo di Margaret Mazzantini per Sergio Castellitto. L’opera torna in teatro dall’11 al 13 febbraio dopo vent’anni (al Comunale di Ferrara): nel supplemento #532, in edicola e App, Laura Zangarini intervista Castellitto.

Tra i Temi ancora disponibili nell’App, il percorso proposto dal critico letterario Ermanno Paccagnini che passa in rassegna autrici e autori come Silvia Ballestra, Angelo Ferracuti, Alessio Torino, Marta Zura-Puntaroni, Umberto Piersanti… Paccagnini parla di «Terra ricca di letteratura, le Marche. E non solo per il suo passato; ma proprio per un presente che la vede rigogliosa di esperienze editoriali». Mentre su «la Lettura» #532, Alessandro Beretta recensisce Cesco e il Grande Tossico di Luca Pakarov (Fandango), ambientato a Macerata. Altro extra digitale è la riflessione del sociologo Carlo Bordoni sui recenti cambiamenti del rapporto tra genitori e figli, tra social, dad e riscatto sociale. Nel supplemento in edicola e App, il tema dei rapporti famigliari è al centro di due libri recensiti da Nicola H. Cosentino, il memoir Niente di vero (Einaudi) di Veronica Raimo; e da Marzia Fontana, il romanzo La buona educazione (e/0) di Alice Bignardi.

Nella sezione «Temi» dell’App anche il testo di Vincenzo Trione sul Maat di Lisbona, il Museo di arte, architettura e tecnologia, tra i tanti che oggi si ripensano e si confrontano con le sfide del digitale. Nel supplemento in edicola e App, il tema è affrontato da Stefano Bucci che racconta del progetto (firmato dallo studio italiano Schiattarella Associati) dell’Art Balad Culture Square in costruzione a Gedda, in Arabia Saudita, mentre Milano attende il Mad, primo museo dell’arte digitale in Italia. Ancora nel supplemento, lo stesso Trione racconta la sfida nei linguaggi contemporanei del Maxxi di Roma.Un altro focus nell’App è un testo di Alberto Casadei sul Decameron diretto (e interpretato) nel 1971 da Pier Paolo Pasolini. E nel supplemento #532, l’intervista di Cecilia Bressanelli allo scenografo Dante Ferretti, che lavorò a 8 film di Pasolini (Il Decameron incluso), e quella di Stefania Ulivi al regista Marco Tullio Giordana sull’eredità dello scrittore e regista a cent’anni dalla nascita. Ancora un altro focus nell’App è firmato da Helmut Failoni ed è un viaggio nel jazz di protesta anni Sessanta.

Apparenza e realtà si intrecciano anche nella riflessione di Paolo Giordano, che nel nuovo numero racconta il perturbante libro Operatori e Cose (Adelphi), di Barbara O’Brien. La donna narra dall’interno la schizofrenia di cui soffriva: apparizioni allucinatorie, che si autodefinivano «Operatori», le davano ordini e la spingevano a fughe improvvise, isolamento, scelte autodistruttive. Giordano riflette sul modo, non scontato, in cui O’Brien guarì, spinta dal suo stesso inconscio ad affidarsi a uno psicoanalista.

Il numero de «la Lettura» affronta molti altri temi: un ampio speciale è dedicato alle trasformazioni che la crisi sanitaria ed economica porta in America Latina, in Bolivia, Perù, Cile, Honduras, dove sono arrivate al governo sinistre di matrice variegata, ma giovani, sociali e «verdi»: ne scrive lo storico Gianni La Bella, che analizza l’onda anche in Colombia e Brasile, mentre Patrizia Varone narra una storia di disagio e riscatto in Bolivia, tra i poverissimi lustrascarpe.

E in Europa? Sulle vicine elezioni francesi interviene il sociologo Roger Sue, intervistato da Stefano Montefiori; sui nodi che le forze progressiste del continente devono affrontare interviene il politologo Gianfranco Pasquino.

Tornando all’izquierda latinoamericana, che oggi come 50 anni fa ha come colonna sonora la musica degli Inti-Illimani, Nuccio Ordine intervista uno dei fondatori del gruppo, Jorge Coulón, 74 anni, alla vigilia del tour italiano in 5 teatri, dal 13 marzo.

4 febbraio 2022 (modifica il 9 febbraio 2022 | 20:14)

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L’italiano Matteo Cignetti giovane chef migliore al mondo: «Passione iniziata

L’italiano Matteo Cignetti giovane chef migliore al mondo: «Passione iniziata

Il migliore giovane chef al mondo è italiano e ha 19 anni. È stato Matteo Cignetti a portare il team tricolore a vincere per la prima volta l’Olimpiade Young Chef 2022, concorso internazionale dedicato ai più talentuosi cuochi in erba del Pianeta. «A causa della pandemia la competizione quest’anno si è svolta online», racconta Cignetti. «Così la tensione è stata altissima, perché per quasi tre ore abbiamo dovuto cucinare e raccontare ai giudici quello che facevamo senza vedere i loro volti o come lavoravano gli altri 42 partecipanti provenienti da tutto il mondo. Era come correre una maratona bendati». Ogni concorrente era seguito da quattro telecamere che lo riprendevano in diretta, mentre due giudici locali in presenza erano incaricati di assaggiare le creazioni ed esprimere un parere. «Alla fine la medaglia d’oro l’ho conquistata con due ricette pensate per ridurre lo spreco alimentare: il Granny’s Roast Chicken e il Choco&Citrus. Quest’ultima era una tartelletta di frolla con burro prodotto da me, namelaka al cioccolato e creme, marmellate e gelatine fatte con gli scarti di arance, limoni e albicocche». Non tutto, però, è andato come previsto. «Per errore non ho imburrato la teglia, così al momento di sfornarla la crostatina si è distrutta». Lui, però, non si è perso d’animo e ha presentato il dessert scomposto. «È stata un’intuizione e i giudici mi hanno premiato».

Classe 2003, di Strambino (Ivrea), Matteo Cignetti frequenta l’ultimo anno dell’École Hôtelière de la Valle d’Aosta di Chatillon. «La mia curiosità per ingredienti e ricette è iniziata prima che i ricordi iniziassero a fissarsi nella memoria», racconta. «A due anni piangevo sempre. Così, mamma Nicoletta doveva tenermi in braccio per calmarmi. E, molto spesso cucinava. Forse sentire profumi e odori, guardare le sue mani mescolare e creare, mi hanno istillato il desiderio di farlo anche io». Già da bambino i suoi hobby erano giocare con le materie prime e con i frutti dell’orto di casa. «E, anche adesso, nel tempo libero non faccio altro che stare ai fornelli e leggere libri di cucina o sulle piante. Oppure camminare in montagna mentre cerco ingredienti». Ciò che professionalmente si chiama foraging. «A volte mi dico che dovrei fare altro, ma poi torno sempre in cucina».

I suoi studi

Già alle scuole medie sapeva che avrebbe voluto frequentare la scuola alberghiera. «I miei genitori mi hanno sempre supportato e aiutato a scegliere un corso di studi che mi desse solide basi e così anche la possibilità di ripiegare su una strada differente se mi fossi accorto che la cucina non era ciò che volevo». Un percorso che l’ha portato nel 2021 a ottenere il trofeo di miglior allievo degli istituti alberghieri italiani indetto dalla Federazione Italiana Cuochi. «Ed anche a fare stage che mi hanno segnato: al “Gardenia”, nel torinese, ed a “La Madernassa” di Guarene, due stelle Michelin, quando alla guida c’era Michelangelo Mammoliti. Queste esperienza mi hanno fatto capire le caratteristiche della cucina che sogno di rendere mia: valorizzazione di ingredienti etici e sostenibili, essenzialità e centralità nel piatto di materie prime vegetali, con le proteine animali in secondo piano». E gli hanno chiarito le idee sul futuro. «Finita la scuola vorrei lavorare in cucine capaci di completare la mia formazione». Quali? «Il “Central” di Lima, guidato da Virgilio Martinez, che ha fatto conoscere la biodiversità del Sud America nel mondo. Il “Noma” di Copenaghen, icona della creatività, incoronato migliore ristorante in assoluto dai 50 Best Restaurant e “Hiša Franko” in Slovenia, uno delle insegne simbolo della valorizzazione del territorio attraverso il fine dining». E poi? «Chissà, magari tornare in Italia e aprire un mio ristorante».

8 febbraio 2022 (modifica il 8 febbraio 2022 | 23:38)

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Rcs Academy premia i talenti: in palio 80 borse di

Rcs Academy premia i talenti: in palio 80 borse di

di Carlotta Lombardo

I master innovativi della business school e la partnership con le aziende. L’iniziativa speciale per premiare laureati e manager

Non c’è limite d’età per formarsi o specializzarsi. Per rimettersi in gioco in un mondo del lavoro in continua evoluzione l’aggiornamento delle proprie competenze e capacità è una leva indispensabile per il rilancio dell’economia. Soprattutto ora che le aziende stanno accelerando la trasformazione digitale verso modelli di business e organizzativi sempre più innovativi e sostenibili. Ma è solo grazie a una formazione altamente qualificante e a programmi studiati in sinergia con le grandi imprese di oggi (e del futuro) che i risultati non mancheranno. Lo dimostra l’alta percentuale di rinnovo (oltre il 95%) del periodo di stage di lavoro degli studenti di Rcs Academy. La business school del Gruppo voluta da Urbano Cairo, presidente e amministratore delegato di Rcs MediaGroup, e Alessandro Bompieri, direttore generale News Italy, e diretta da Antonella Rossi ha fatto del ponte tra le imprese e la formazione una formula vincente.

Un modello didattico innovativo

Un innovativo modello didattico che alterna la teoria alla pratica grazie a un network qualificato di oltre 50 aziende partner e programmi di formazione tenuti da esperti del settore e giornalisti del Gruppo

con un’offerta di 11 master full time per neo laureati; 2 Mba; 12 master part-time in formula week end per l’aggiornamento delle competenze di chi già lavora e un ampio catalogo di master, 100% on line e on demand. Il tutto sviluppato all’interno di sette aree tematiche di specializzazione, o Academy, collegate alle 20 testate del Gruppo: dall’Economia, Sostenibilità HR e Innovazione allo Sport; il Food & Beverage; l’Arte, la Cultura e il Turismo; la Moda, il Lusso e il Design; il Giornalismo e la Comunicazione e, novità 2022, l’Healthcare & Pharma. Ovvero il Sistema Salute e le sfide dell’emergenza sanitaria del settore farmaceutico e biomedicale.

Le borse di studio che premiano i talenti

Ma Rcs Academy premia anche i talenti con 80 borse di studio per giovani laureati e manager offerte dalle varie testate. Per partecipare è necessario inviare la candidatura attraverso il sito www.rcsacademy.it allegando il curriculum. «Con questa iniziativa speciale il Gruppo Rcs intende contribuire alla creazione delle nuove competenze richieste oggi dal mercato del lavoro mettendo a disposizione 80 borse di studio a chi frequenterà uno dei master in avvio nel 2022 — racconta Alessandro Bompieri, direttore generale News Italy —. La collaborazione con le testate del Gruppo è un fattore distintivo della formazione di Rcs Academy che può contare sul contributo di giornalisti e grandi firme del quotidiano nei diversi programmi formativi a fianco di un network di aziende leader di mercato». Alle 80 borse di studio del Gruppo se ne aggiungono 30, totali o parziali, offerte dalle aziende partner. «È un altro fattore distintivo della nostra formazione che si caratterizza per l’approccio pratico ed esperienziale costruito con le imprese per formare la futura classe dirigente — conferma il direttore di Rcs Academy, Antonella Rossi —. Oltre ai 600 studenti formati in due anni, oggi tutti al lavoro, e più di 1200 alunni già diplomati, Rcs Academy ha formato i manager dei diversi settori di specializzazione, arricchiti quest’anno dall’Academy sul Sistema Salute. La centralità della ricerca e dell’innovazione tecnologica oggi sono fattori fondamentali».

I master

Economia Sostenibilità HR e Innovazione – Ventisei borse di studio offerte da Corriere, Corriere Innovazione, L’Economia e Data-Room per i master in collaborazione con Università di Torino, Google, Bcg e Bip con la direzione scientifica di Massimo Sideri, inviato ed editorialista del Corriere: l’Mba full time «Innovazione e sostenibilità» (dal 24/10) e l’Executive Mba (dal 25/11). Poi il master «Green & Energy Management nella Sostenibilità» (dal 28/11, full time) con la direzione scientifica di Stefano Agnoli, caporedattore Economia, e il master «HR e Nuovi modelli organizzativi» (dal 17/10).

Giornalismo Comunicazione e Marketing – 17 borse di studio offerte da Corriere, La7, DataRoom per i seguenti master «Content Writing e scrittura creativa» dal 20/05; l’Executive Master «Scrivere e fare Giornalismo oggi: metodo Corriere» dal 17/06; «Comunicazione e New Media» dal 17/10. L’Academy Giornalismo e Comunicazione ha la direzione scientifica di Mario Garofalo, caporedattore centrale vicario del Corriere. In collaborazione con Google invece il master in «Digital Marketing & Social Communication» (dal 13/6) e con Corriere della Sera e La7 «Management Audiovisivo: Cinema, TV e Spettacolo» (dal 21/11).

Sport – Obiettivo: aggiornare le competenze legate al mondo digitale e manageriale e i nuovi trend di sviluppo nel settore sportivo. Nove borse di studio in collaborazione con Corriere della Sera, La Gazzetta dello Sport e Rcs Sports & Events per il ma-ster full time «Sport Digital Marketing & Communication» (dal 13/06), l’Executive master «Giornalismo Sportivo Oggi» (dal 21/10) e «Management dello Sport» (dal 21/10). La direzione Scientifica dell’Academy Sport è di Gianni Valenti, vicedirettore vicario de La Gazzetta dello Sport.

Moda, lusso e design – La formazione d’eccellenza con le grandi firme della Moda e del Lusso grazie all’Academy diretta da Maria Silvia Sacchi, giornalistica del Corriere della Sera. Sono 8 le borse di studio messe a disposizione dal Corriere, iO Donna, Amica e Style per il master full time «Management della Moda e del Lusso» (dal 17/10) e per l’Executive Master «Moda e Lusso: Sostenibilità, Retail & Digital Marketing» (dal 20/05). Tutti i master della Rcs Academy possono essere seguiti in aula o in live streaming con la piattaforma di formazione on line.

Arte, cultura e turismo – Valorizzare il patrimonio culturale e turistico italiano, anche grazie alle 12 borse di studio del Corriere della Sera, La Lettura, Solferino Libri, Arte, Dove e Bell’Italia per i master «Management dell’arte e della cultura» (dal 6/06, full time); «Arte e Digitale: Progetti Innovativi e Strategie di Marketing e Comunicazione» (dal 4/11, part time). La direzione scientifica di questa Academy è di Alessandro Cannavò, responsabile delle pagine Eventi culturali, e di Roberta Scorranese, vice caposervizio delle pagine e Eventi culturali del Corriere.

Food & Beverage – L’Academy di uno dei settori più importanti del Made in Italy: il Food & Beverage che, tra digitalizzazione e sostenibilità, è in continua evoluzione. Corriere della Sera e Cook offrono 4 borse di studio per il master full-time «Food & Beverage Management: Innovazione e Sostenibilità» (dal 24/10, 6 mesi in aula + 6 di stage) e per «Food & Wine: Comunicazione, Digi-tal Marketing e Sostenibilità» (dal 10/06 per 9 sabati non consecutivi). La direzione scientifica è di Angela Frenda, food editor del Corriere della Sera e responsabile editoriale di Cook.

Healthcare & Pharma – La centralità dell’innovazione tecnologica nella Sanità che cambia, comprese le nuove sfide dell’emergenza sanitaria. Questa nuova Academy mette a disposizione 4 borse di studio offerte da Corriere della Sera e Corriere Salute per il Master full time «Sanità & Pharma Management» (dal 21/11) e per l’Executive Master «Comunicazione & Digital Health» (dal 14/10), con la Direzione Scientifica di Fiorenza Sarzanini, vicedirettore del Corriere della Sera, e Luigi Ripamonti, responsabile di Corriere Salute.

8 febbraio 2022 (modifica il 9 febbraio 2022 | 00:08)

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