Pfizer fa il pieno di vendite, ma licenzia in Italia. Nel 2019, l’ultimo anno senza Covid, ha fatturato 51,7 miliardi di dollari. Quest’anno i ricavi saranno quasi il doppio e, soprattutto, per oltre la metà saranno realizzati grazie ai trattamenti anti-Covid. A dare notizia del balzo dei conti è la stessa azienda, che ha annunciato le stime del 2022: i ricavi sono previsti tra 98 e 102 miliardi di dollari, con i vaccini e le cure per il Covid che rappresenteranno una fetta di 54 miliardi. Anche il 2021 è andato a gonfie vele. Pfizer ha annunciato oggi (8 febbraio) di aver chiuso il quarto trimestre 2021 con ricavi a 23,84 miliardi, di cui 12,5 miliardi dai vaccini. Una cifra sotto le attese, visto che gli analisti si aspettavano ricavi a 24,12 miliardi, ma a sorprendere positivamente è stato l’utile, salito a 3,4 miliardi, che ha battuto le aspettative.
Vaccino e pillola anti-Covid
Dunque, grazie ai trattamenti anti-Covid, il gruppo guidato dal greco Albert Bourla nel giro di tre anni ha raddoppiato il business. Pfizer, insieme alla tedesca BioNTech, ha richiesto l’autorizzazione all’uso di emergenza del suo vaccino Covid-19 per bambini sotto i 5 anni alla Food and Drug Administration all’inizio di questo mese. Pfizer ha anche sviluppato una pillola antivirale, chiamata Paxlovid, che può essere utilizzata per curare i pazienti affetti da Covid-19 a casa prima che si ammalino gravemente. La Food and Drug Administration ha approvato Paxlovid a dicembre. Pfizer ha dichiarato che prevede di generare 22 miliardi di dollari di vendite da Paxlovid nel 2022. Gli analisti si aspettavano un fatturato di quasi 23 miliardi di dollari. I numeri non hanno soddisfatto il mercato, tanto che il titolo – balzato del 60% del 2021 – è in calo a New York.
Pfizer, licenziamenti a Catania
L’azienda Usa di recente ha annunciato un piano di tagli nello stabilimento di Catania, realizzato nel 1959 e specializzato nella produzione di antibiotici parenterali di prima linea per uso ospedaliero, penicillinici e non penicillinici, a partire con la mobilità per 130 dei 663 dipendenti. «Il 15 febbraio – ha detto Alfio Avellino, segretario generale della Uiltec di Catania – ci riuniremo insieme ai vertici dell’azienda nella sede di Confindustria Catania per discutere circa la mobilità annunciata per i 130 dipendenti. I lavoratori hanno organizzato un sit-in di protesta in viale Vittorio Veneto, proprio di fronte la sede di Confindustria. Siamo molto preoccupati, tra loro ci sono famiglie monoreddito, perdere il lavoro per loro sarebbe un dramma». A questi 130, per i quali è prevista la mobilità, si aggiungono altri 50 lavoratori con contratto a tempo. «Il loro contratto scadrà il 28 febbraio – precisa il sindacalista -e non verrà rinnovato. Ma temiamo anche per gli altri 63 restanti, a tempo determinato, perché dal mese di agosto è previsto l’arrivo di una nuova macchina per la sperlatura dei flaconi, quindi probabilmente non ci sarà più bisogno di loro. Pfizer ci ha comunicato che l’azienda è anche disponibile ad accettare trasferimenti di lavoratori che sono in mobilità ad Ascoli Piceno, dove in questo momento si sta producendo la pillola anti-Covid. Si tratterà però solo di una trentina di unità. La nostra speranza è che la Pfizer possa impegnarsi con investimenti su Catania per rendere il sito produttivo».
L’ipotetica acquisizione dovrebbe poi passare al vaglio dell’Antitrust. L’ingresso del quarto operatore mobile in Italia, ovvero Iliad, è stato voluto dall’Autorità europea per la concorrenza, come rimedio a seguito della fusione, nel settore del mobile, tra Wind e 3 Italia. Iliad Italia, dal canto suo, dopo esser entrata nel mercato del mobile italiano oltre tre anni fa, ha di recente annunciato il suo sbarco nel settore del fisso dove Vodafone Italia ha già una posizione consolidata.
Sarebbe la fine della competizione
Da tempo, nel mercato italiano delle telco, si lamenta l’eccessiva competitività che ha provocato la guerra dei prezzi, soprattutto nel mobile, facendo scendere i ricavi delle compagnie, chiamate, per altro verso, a ingenti investimenti per il 5G e l’infrastrutturazione. L’accordo tra i due gruppi delle Tlc porrebbe fine alla competizione tra le parti, soprattutto alla luce del recente arrivo di Iliad nel settore della banda larga.
L’operazione della polizia municipale è partita da un controllo a carico di un cittadino romeno
Tutto è partito da un controllo effettuato dagli agenti del Reparto operativo speciale della polizia municipale a carico di un cittadino di nazionalità rumena sorpreso ad effettuare prelievi di denaro presso uno sportello bancomat con carte di pagamento elettroniche diverse. Proprio il prelievo con le diverse carte di credito ha insospettito gli agenti che hanno voluto vederci chiaro e hanno fermato il soggetto per approfondimenti. L’uomo era in possesso di numerose carte postepay rilasciate per il reddito di cittadinanza intestate ad altre persone, non presenti sul posto. Immediatamente sono scattati la segnalazione del soggetto all’autorità giudiziaria, il sequestro delle carte di reddito di cittadinanza e l’avvio degli accertamenti e delle indagini per stabilire la validità delle carte sequestrate. Dall’analisi dei dati forniti dall’Inps è emerso che tutti gli intestatari d avevano dichiarato, in regime di autocertificazione, un Isee pari a zero e la residenza in via della Casa Comunale 3, Torino. Proprio la residenza, requisito fondamentale per ottenere e mantenere l’agevolazione ha fatto sorgere alcuni dubbi e in anagrafe tutti i soggetti sono risultati «inesistenti», non solo a quell’indirizzo, ma su tutto il territorio comunale.
Gli agenti del Reparto operativo speciale hanno poi scoperto che ben 330 cittadini rumeni hanno dichiarato di essere residenti nella stessa via, elemento questo che ha rafforzato il sospetto di un accesso ai benefici del reddito di cittadinanza sulla base di una falsa autocertificazione. Come se non bastasse, le 330 persone controllate, in gran parte appartenenti allo stesso gruppo familiare, non sono risultate nemmeno residenti sul territorio nazionale e pertanto si tratterebbe di reddito di cittadinanza concesso a residenti in Romania che probabilmente non si trovano neanche fisicamente sul territorio nazionale, lasciando ipotizzare una gestione dei fondi accentrata su pochi soggetti.
Ulteriori accertamenti eseguiti sui dichiaranti residenza in Strada Comunale 3 hanno rivelato un quadro di illegalità ancora più ampio, che non si limita soltanto al gruppo dei 330 individui di nazionalità rumena. Interrogando i terminali anagrafici locali, l’anagrafe nazionale ed il sistema informatico delle forze di polizia, i «civich» hanno filtrato altri 630 nominativi di varie nazionalità che hanno dichiarato dati falsi e residenze inesistenti per ottenere illegittimamente il sussidio economico a sostegno della povertà elargito dal governo. Anche per loro, così come per le 330 carte di pagamento elettronico intestate alle persone di nazionalità romena, la Procura della Repubblica di Torino ha disposto l’interruzione dell’erogazione del beneficio.
Le indagini sono in corso, ma dall’analisi dei dati sui movimenti bancari delle 330 tessere incriminate forniti da Poste Italiane e a seguito di alcuni appostamenti effettuati dagli agenti del Ros per verificare il corretto utilizzo delle card RdC è già emerso che, oltre al prelievo in contanti agli sportelli bancomat consentito per un massimo di 100 euro mensili a carta per i nuclei familiari composti da un singolo individuo (incrementato in base al numero di componenti il nucleo), anche la quota di reddito destinata all’acquisto di generi di prima necessità veniva in realtà ritirata sotto forma di denaro contante presso esercizi commerciali consenzienti che, a fronte di un pagamento con card di 500 euro per una spesa fittizia, restituivano una cifra inferiore in contanti, diventando in tal modo un vero e proprio cash dispenser.
In totale, sono 960 le persone sottoposte a indagine a cui è stato revocato il reddito di cittadinanza. A favore dei soli 330 cittadini rumeni, la somma elargita ammonta a circa 1.600.000 euro a cui si aggiunge una erogazione mensile di circa 166.000 euro. La somma complessiva, riferita alla totalità delle 960 persone attualmente sotto indagine, è approssimativamente stimabile in 6 milioni di euro già elargiti (500.000 euro corrisposti mensilmente) che rappresenta anche il risparmio annuo dello Stato derivato dall’interruzione dell’erogazione.
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8 febbraio 2022 (modifica il 9 febbraio 2022 | 08:55)
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