di Giuseppe Alberto Falci
Il coordinatore: Forza Italia è al centro dell’alleanza. Il centrodestra non è un monolite, ma non si fanno le fusioni a freddo
«Dobbiamo anteporre l’interesse degli italiani a quello dei partiti. Tirare a campare non serve», avverte Antonio Tajani, coordinatore e numero due di Forza Italia.
Le fibrillazioni all’interno dei partiti mettono a rischio la tenuta del governo?
«Il governo deve incidere. Noi, ad esempio, chiediamo una vera riforma della giustizia: basta porte girevoli tra magistratura e politica e una chiara e netta separazione delle funzioni. Serve anche la riforma del Csm. Sono fondamentali come quella del fisco e della burocrazia. Tutto questo deve riguardare l’attuale governo e il successivo che sarà sicuramente di centrodestra e avrà il compito di modernizzare il Paese».
Lei parla di centrodestra ma al momento volano gli stracci: Salvini contro Meloni, Meloni contro Berlusconi. Come andrà a finire?
«Il centrodestra non è un monolite, si sa. È una coalizione che ha al suo interno forze diverse. E io credo che un ruolo fondamentale lo debba avere Forza Italia che è il centro del centrodestra di governo perché liberale, popolare, europeista, atlantista, riformista e cristiano».
Salvini parla di partito repubblicano, Meloni di una compagine dei conservatori. Come si può ricompattare la coalizione?
«La formula vincente si troverà. Non si fanno certo le fusioni a freddo il giorno dopo di un voto delicato come è stato quello del Quirinale. Piuttosto impegniamoci su idee e proposte per il Paese. C’è un problema legato al rilancio dell’industria, c’è il Pnrr da mettere a terra. Il secondo capitolo di spesa più importante del Pnrr è quello dedicato alla digitalizzazione del nostro continente europeo».
Però scricchiolano gli equilibri in diverse regioni: Liguria, Piemonte, Basilicata. Salta tutto?
«È fisiologico che ci siano tensioni a livello locale».
Ma alle amministrative della primavera prossima cosa succederà? Farete le primarie come vi chiede FdI?
«È uno strumento che ha fatto ottenere pessimi risultati al Pd».
Niente primarie, dunque. Lei scommetterebbe sull’unità del centrodestra alle politiche del 2023?
«Con l’attuale sistema di voto il centrodestra deve restare unito».
Renato Brunetta dice basta «bipolarismo bastardo». C’è chi nel vostro partito vorrebbe rifare un centro con leader Mario Draghi?
«La sua è un’opinione personale, non è certo quella di Forza Italia».
Ha visto che Toti e Renzi lavorano alla costruzione di un nuovo polo centrale?
«Non vedo prospettive diverse da un centro che è FI. Ci sono già pezzi di centrismo come l’Udc o Noi con l’Italia che sono federati con noi. Nella storia degli ultimi 28 anni i contenitori di centro che sono nati dopo la fine della Democrazia cristiana non hanno mai avuto successo».
E se si tornasse al proporzionale?
«Quando incontro per strada la gente non mi chiede della legge elettorale. Piuttosto mi chiede dell’aumento delle bollette. Parliamo al Paese, altrimenti rischiamo di parlarci fra di noi ed essere autoreferenziali».
A proposito di caro bollette, chiederete un altro scostamento di bilancio?
«Occorre reperire i fondi per salvare le imprese e le fasce più deboli dal caro bollette. L’importante è recuperare quel denaro e risolvere questo enorme problema ai cittadini. Le persone sono preoccupate. Tra gas ed elettricità, non sanno più cosa fare. Se una famiglia riceve bollette di oltre 300 euro non sa come far tornare i conti. Lo si vuole fare senza un ulteriore scostamento di bilancio? Bene, si proceda. Contemporaneamente bisogna lavorare a livello strategico. Che significa estrarre più gas, pensare al nucleare, aggiornare il piano nazionale energetico, sbloccare le rinnovabili eliminando burocrazia e sottraendo gli impianti a possibili veti».
Avete ricevuto garanzie da parte del governo?
«Sappiamo che c’è voglia di intervenire».
8 febbraio 2022 (modifica il 9 febbraio 2022 | 00:26)
© RIPRODUZIONE RISERVATA