di Carlos Passerini

In Atalanta-Milan Calabria ha segnato dopo 28”, terzo rossonero più veloce dopo Leao contro il Sassuolo (6’’) e Muntari contro la Juventus (18’’)

Ad accomunarli non c’è solo la dinamica — attacco rapido e verticale alla porta praticamente alla prima azione di gioco — quanto il fatto che entrambi sono il risultato di moderni schemi di gioco perfettamente riusciti. Dallo schieramento in campo al posizionamento del corpo, a Reggio Emilia come a Bergamo non c’è stato nulla di casuale: tutto era studiato nei minimi dettagli, come ormai succede nel calcio moderno.

Ad ammetterlo è stato lo stesso difensore a fine partita, offrendo l’immagine di un laboratorio del gol. Un retroscena che trova conferme anche da Milanello. «L’abbiamo preparata in questi giorni, l’idea era entrare con i terzini come se fossimo centrocampisti» ha detto Calabria. Una mossa a tenaglia costruita e conclusa con due difensori, uno (Hernandez) che entra come fosse un trequartista e uno (Calabria appunto) che prende alle spalle la difesa e va a segno.

Con Leao due anni fa la giocata fu ancora più fulminante, con l’azione che partì direttamente dal centrocampo, alla prima palla della partita. «Abbiamo 4-5 schemi sul calcio d’avvio», svelò Stefano Pioli. A Milanello funziona così: il suo staff, composto da quattro uomini fra cui il figlio Gianmarco, due settimane prima della partita esamina l’impostazione della squadra avversaria, valuta l’eventuale punto debole e lo sottopone poi al tecnico, che studia la strategia ideale. Una «giocata codificata», così si chiama, che si basa sull’effetto sorpresa — soprattutto in serie A dove la proverbiale fase di studio iniziale è una tendenza consolidata — e che poi viene provata nell’allenamento di rifinitura e rivista a video nel pre partita. Due dettagli tecnologici: la prima è che le prove sul campo vengono riprese con i droni per averne una preziosa visuale d’insieme e l’altra è che i giocatori hanno tutte le informazioni su una app installata su smartphone e tablet personali. Ognuno, riguardandole, sa esattamente cosa fare: chi batte al centro, chi scatta, quando scatta, chi passa, chi taglia, chi calcia.

Insomma: così nasce il gol sprint, il cui segreto è una specie di risiko digitale pianificato a tavolino che si caratterizza per il fatto che si tratta di un lavoro artigianale, su misura, studiato sull’avversario, non preconfenzionato. Un dettaglio, questo, che dimostra una volta di più l’importanza del ruolo dei match analyst nel calcio moderno. Se fino a qualche anno fa erano considerati da molti una moda passeggera, oggi la figura è sempre più diffusa.

Non c’è allenatore che non se ne avvalga, ora anche quelli più esperti non rinunciano a un aiuto specializzato. Un esempio è Luciano Spalletti, che proprio domenica ha raccontato che dietro al gol vincente su calcio piazzato di Rrahmani in Fiorentina-Napoli 1-2 c’era il lavoro di uno suo analista: «Sono sincero e dico che l’abbiamo presa dal Dortmund, il nostro analista ci ha proposto il video, era una situazione facile da riproporre e l’abbiamo fatta».

Ma se sui calci piazzati si lavora in realtà da molti anni, qui la novità della trovata di Pioli riguarda la situazione da calcio d’inizio. D’altronde, in un’epoca in cui preparazione atletica e studio tattico stanno raggiungendo livelli di eccellenza assoluta, la differenza la fai o con i campioni o inventandoti una diavoleria. Esiste, nel caso specifico, un termine più azzeccato?

5 ottobre 2021 (modifica il 6 ottobre 2021 | 07:45)

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